Continua la rivoluzione italiana.
Due considerazioni in merito, una negativa, l’altra neutra.
Sono portato a pensare che l’attivismo politico, la voglia di non starsene con le mani in mano di fronte a chiunque possa prendere decisioni che influiscano pesantemente sulla nostra vita, il desiderio di “fare qualcosa” per il mondo o per gli altri o semplicemente per noi stessi, siano espressioni dell’animo umano presenti in tutti gli individui comuni (diverso è il discorso di coloro che ricoprono ruoli di vertice, ma di costoro non mi interessa un fico secco); il problema qual’è? Che la maggior parte degli individui comuni non traduce questo sentimento in azione. Ed ecco che non andiamo a votare, non riflettiamo su quello che ci circonda, non partecipiamo alle manifestazioni, non facciamo i picchetti davanti alle fabbriche, e continuiamo a condurre la nostra vita come abbiamo sempre fatto; fino a quando abbiamo il lavoro; fino a quando non iniziamo a guardare nel nostro portamonete e vediamo che non c’è più nulla; allora via con le proteste!
#italianrevolution quindi. Mi diverte chiamarlo cosi; come ho letto in qualche forum, noi italiani (a detta di una ragazza spagnola che sta protestando a Puerto del Sol) prima inventiamo l’hashtag (che sarebbe quella scritta) poi andiamo in piazza. Mi ha fatto sorridere la veridicità di questa affermazione. La ragazza continuava dicendo che in Spagna l’occupazione delle piazze è arrivata dopo mesi di discussioni e di proteste. In Italia non è andata proprio cosi.
Sull’onda della protesta spagnola si è deciso di occupare e di protestare. Cosi, all’improvviso. E sono iniziati i soliti discorsi qualunquisti. Sui problemi italiani che tutti noi conosciamo, sui mille problemi che ci sono in questo paese. Incollo vari proclami che si trovano nella pagina ufficiale di Facebook
Chi siamo?
Siamo persone comuni. Siamo come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, lavorare o per cercare lavoro, persone che hanno famiglia e amici. Persone che lavorano duramente ogni giorno per vivere e dare un futuro migliore a chi le circonda. Siamo persone venute liberamente e spontaneamente che dopo le manifestazioni tenute in diverse città spagnole in questi giorni, hanno deciso di riunirsi per continuare a rivendicare la dignità e la coscienza politica e sociale. Siamo persone stanche di vivere in un sistema che tutela il denaro ed il potere anziché i diritti ed i più deboli.
Perché siamo qui?
Perché vogliamo una società nuova che dia priorità alla vita, al di sopra degli interessi economici e politici, al di sopra degli interessi personali di chi ha il potere o lo vorrebbe avere. Vogliamo un cambiamento nella società e nella coscienza sociale. Dimostrare che la società non sta dormendo e che continuiamo a lottare perché ci meritiamo una vita serena e di pace. Vogliamo fare una proposta concreta di cambiamento coinvolgendo davvero le persone e cercando così di proporre un manifesto che sia veramente di tutti e non di un partito. Chiediamo una rivoluzione globale ed etica, e la chiediamo ora!
Perché ora?
Se non adesso, quando? Se non io, chi? Prima che sia troppo tardi, prima che vengano commessi altri abusi, noi vogliamo poter dire e proporre la nostra, noi vogliamo portare il cambiamento che tutti chiedono. Vogliamo tutto, lo vogliamo adesso, se lo vuoi anche tu unisciti a NOI
Questo è il primo. Belle parole. Vogliamo tutto e lo vogliamo adesso: neanche i bambini di cinque anni pensano sul serio di poter avere tutto subito. Non una sola frase sul come fare la rivoluzione, non un solo pensiero politico profondo. Ma sul serio queste persone pensano di fare una rivoluzione senza alcuna ideologia politica? Mi viene da piangere al solo pensiero.
Il Manifesto del gruppo di Roma, ad esempio, si trova in questo Blog: utopico, abbracciabile da ogni individuo, perfetto per essere rivoluzionario. Però nessun colore polico. Solo magliette bianche. Isolare i violenti. Invitare i poliziotti a parlare insieme a noi (si perchè i poliziotti possono tranquillamente sedersi in una piazza insieme alle persone che la stanno occupando illegalmente). Presidi permanenti. Tutti possono parlare (ma non più di 5 minuti, e senza insultare mi raccomando).
Mi sembrano le regole dei salotti televisivi tipo Ballarò, Annozero et similia.
Ma dai! Pensare che basti sedersi in una piazza, senza uno straccio di proposta (che si cerca di costruire su internet, come se la rete possa risolvere ogni tipo di problematica mondiale), senza uno straccio di idea alternativa.
Bene, sarà anche bello vedere dei bravi ragazzi, dei giovani, che si siedono nelle piazze e protestano, gridano, propongono. Sarà anche bello vederli li, mattina e sera, pronti a non mollare! Sarà anche bello saperli li, in piazza, che fanno le assemblee, che si guardano negli occhi, che si riscoprono tutti umani, che si sentono bene, cosi, l’uno vicino all’altro.
Non dico che non sia bello. Per loro sarà stupendo.
Ma invece di starsene li sotto le stelle a fare le assemblee, dove cazzo erano quando bisognava lottare?
Ok, come al solito mi sto agitando. Riformulo il pensiero.
Giustamente mi sorge un dubbio: perchè queste persone hanno deciso oggi di lottare, quando le piazze erano vuote nei momenti critici degli ultimi anni (e per vuote intendo che non sono scesi milioni di persone a manifestare!)? Perchè quando si parlava dell’articolo 18, quando si legalizzava lo sfruttamento lavorativo dell’individuo, non sono scesi TUTTI a manifestare? Adesso giustamente ci lamentiamo che il lavoro fa schifo, che le aziende ti sfruttano, che non abbiamo più alcun diritto. Purtroppo io non voglio stare a dormire sotto il cielo stellato con una persona che ha aperto gli occhi solo ora che la crisi ha intaccato la sua vita. Io ho fatto altre scelte nella vita: tipo distruggermi il fegato da quando ho 18 anni, tipo informarmi e studiare quello che non conosco, tipo riflettere prima di parlare di puttanate come “Il potere delle banche” “Il signoraggio” “il debito pubblico esiste solo per sfruttare noi cittadini” (e metto qui un video di un ragazzo in piazza a Milano che parla durante l’assemblea…Incommentabile), tipo ascoltare le parole di un altro individuo con idee differenti dalle mie, tipo scendere in piazza quando quella battaglia è di fondamentale importanza.
Altre persone hanno fatto scelte diverse in Italia: hanno scelto di votare Berlusconi, hanno scelto di votare alla lega, hanno scelto di NON votare ai referendum ma di andare al mare, hanno scelto di non occupare le aule universitarie perchè dovevano andare a lezione e dovevano fare gli esami. Di esempi simili se ne potrebbero fare a iosa. Ok, le persone che stanno adesso in piazza, non sono molto probabilmente inclusi nell’elenco fatto sopra. Ma se lo fossero? Io dovrei fare la rivoluzione con un tizio che ha votato Silvio Berlusconi? Stiamo scherzando? E cosa pensate possa nascere da un movimento che non ha il coraggio di dire ” Sti cazzo di simboli politici portateli, se riuscite a dimostrarci che i vostri simboli sono coerenti con le nostre idee, se riuscite a convincerci che voi non venite qui con le bandiere per uno scopo di immagine, potete mettere quello che volete”. Ma non hanno il coraggio di dirlo, e in Spagna invece, lo hanno fatto.
Ecco qual’è la considerazione negativa.
Quella neutra è molto più facile da spiegare. Nasce dal fatto che non ci riesco a pensar totalmente male di queste persone. Non ci riesco a considerarli solo ed esclusivamente dei qualunquisti privi di valori e di ideali. Il mio lato umano è veramente attratto da queste persone, vorrei parlare con loro e dialogare. Lo sto facendo su internet, non solo su questo blog; in piazza ci andrò domani sera, e valuterò meglio. Sono contento, da un lato, che qualcuno si alza e protesta. Ma ho paura che vada tutto a troie, come ogni cosa in questo paese. Ho paura che non riusciranno a concretizzare nulla, che alle prime difficoltà sarà tutto un fuggi fuggi. Io spero che almeno questa volta, le forze dell’ordine non esagerino: se volessero farli sgombrare, ci metterebbero dieci minuti. Per fortuna, almeno per ora, sembra che non sia questa la strada.
Sarà l’inizio di una nuova rivoluzione? Difficile crederlo: non penso ci sia un solo lavoratore che abbia deciso di mollare tutto e di mettersi in piazza. Le rivoluzioni si fanno prendendo scelte di vita eclatanti, percorrendo strade tortuose, impervie, e prive di ogni comodità. Io sono anni che sto cercando di prepararmi, e non ci riesco. Mi sento un fallito. Ma non ho intenzione di scendere in piazza senza preparazione. Sarebbe un massacro.
Spero tanto di aver scritto una marea di idiozie solo perchè sono invidioso. Spero di aver sbagliato tutto. Spero di non aver azzeccato una sola scelta nella mia vita. E spero che queste persone possano rivoluzionare l’Italia.
Ma non tutte le speranze diventano realtà
R.
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