Archivio per gennaio, 2012

Solidarietà

Pubblicato: gennaio 26, 2012 in Uncategorized

Solidarietà a chi lotta da anni (da ben prima che la notizia divenisse di pubblico interesse) contro quella cagata colossale che è la TAV.

Solidarietà a chi è stato arrestato. A 6 mesi dai fatti.

Solidarietà a chi non smetterà mai di lottare per le proprie idee, come Paolo Ferrari, brigatista.

Solidarietà a chi, in questo dannato paese, cerca di agire per migliorare la società che circonda, ma viene puntualmente “manganellato, pestato, affumicato, insultato, picchiato, sgombrato” dalle forze dell’ordine.

Non mollate mai ragazzi, noi siamo più forti di loro. Lo saremo sempre perchè noi abbiamo la passione e la gioia, loro hanno solo i manganelli. Lotta ora e sempre.

LINK:

http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/come-ti-colpisco-un-movimento

Mambo libero…liberi tutti/e. Sempre RESISTENZA. No-TAV

Liberta per i No Tav

No TAV. info

 

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Rinizi, Rivolte, Ricadute

Pubblicato: gennaio 24, 2012 in EVS in Romania

Benissimo, si ricomincia da dove eravamo rimasti il 23 di dicembre.

Di nuovo in terra rumena dopo la breve parentesi delle festività natalizie. Per niente facile tornare in Italia. Ci si sente a casa; giusto per una settimana; dopodichè ricomincia quel dolore allo stomaco, misto con quel fischio all’orecchio e quel tremolio alle gambe che sembra voler dire “Quando diavolo riparti? Quando vai via di qui?”

Purtroppo non sono per niente pronto ad una simile eventualità, cioè ad un ritorno definitivo in madrepatria. Già sono con la testa orientato al prossimo anno, momento in cui proverò a fare il servicio civile all’estero. Unico neo, e non da poco, sarebbe il dover partire con associazioni religiose.

Cosa che non riesco proprio a concepire, per quanto mi riguarda.

Paese del cavolo. Dannato Mussolini, schifoso di un Craxi. Patti luteranensi e puttanate simili. Cose da pazzi.

Come diavolo si possa concepire nel 2012 a mantenere un simile accordo internazionale, faccio proprio fatica ad accettarlo. Ovviamente è insita nella storia italiana la Chiesa, è negare la sua importanza sarebbe da ciechi. Ma questo non significa che si possa ancorare la storia ad  un palo, come voleva il buon Fukuyama (che continua ad affermare cose del tipo “liberaldemocrazia era lo stadio più avanzato nell’evoluzione delle società umane“, che nemmeno mi metto a commentare)!

Ergo, il giorno in cui la smetteremo di versare soldi nelle casse della Chiesa Cattolica, sarà sempre troppo tardi.

Come al solito, salto di argomento. E non va bene.

In ogni caso, spero che questo governo non decida di tagliare ulteriormente i soldi destinati ai progetti di volontariato come il servizio civile. Devo imparare lo spagnolo, devo migliorare il mio inglese e d il mio francese. Voglio girare il mondo, conoscere nuove culture; studiare, imparare. Studiare tanto e imparare tantissimo. Mettermi in gioco. Provare, cercare, tentare il tutto per tutto. Fare di tutto per migliorarsi. Riuscirsi e continuare, senza mai perdere di vista l’obiettivo finale. Che ovviamente non scrivo, altrimenti sembrerebbe lo scontato epilogo di uno spot pubblicitario da quattro soldi.

La realtà è che non ho la più pallida idea di quello che mi riserva il fururo. E la qual cosa mi fa morire dal ridere. Sono troppo felice di trovarmi in questa situazione. Non devo rendere conto a nessuno delle mie scelte. Il mondo è cosi pieno di vita, di progetti, di esperienze da poter cogliere, di opportunità a costo zero (e per costo zero, ovviamente, non intendo solo l’aspetto economico…), che non riesco proprio a concentrarmi in un singolo obiettivo.

Cazzo, io amo fare surfing! Se l’ho mai fatto? Certo che no!

Non mi ricordo dove diavolo ho letto sta stronzata, ma ricordo che sono stato almeno un minuto buono a sorridere leggendo questa frase. E quanto è vera su di me, nemmeno saprei spiegarlo!

Dannazione, ho divagato un’altra volta! Cristo santo, cosi non vado avanti.

In ogni caso, niente malinconia post-Italia, da come si è notato.

Solo che ricominciare cosi, di punto in bianco, proprio non è stato facile. Anzi, diciamo che ancora non ricominciamo sul serio con le attività. Il problema è che ci hanno piazzato un calendario a cavolo!

In pratica la prima settimana di scuola, come era prevedibile non è stato possibile fare nulla; la seconda, stiamo facendo qualcosa, ma non è comunque il caso di avere un progetto a lungo termine, dato che la prossima settimana abbiamo la valutazione di middle-term in Predal: quattro giorni all’insegna del cibo, del cazzeggio, e delle sbornie con gli altri volontari. W l’EVS.

Quindi stiamo di punto a capo nella prima settimana di febbraio. Ergo, da li si ricomincia a pieno regime, e con le palle quadrate, come si suol dire! Motivazione non ce ne manca, anche se sto imparando ad essere più rilassato nella vita, a non fracassarmi il fegato ogni cinque minuti con sogni impossibili, irrealizzabili e privi di ogni senso.

Sia ben chiaro, non ho nessuna intenzione di smetterla di incazzarmi. Ma qua devo indirizzare la mia rabbia contro obiettivi ben precisi! Altrimenti, fra un paio d’anni, mi ricoverano secondo me!

In ogni caso, per tornare alla Romania, si respira un’aria differente dopo queste feste: qui è scoppiata la Rivoluzione!

O almeno, questo è quello che dicono le televisioni. Da quello che ho potuto vedere, non mi sembrano altro che tante proteste, in diverse città, nate tutte dalla stessa esigenza: quella di migliorare il proprio status sociale. Tanto qui non serve, e non si parla, d’altro. La situazione in questo paese fa schifo solo per quanto riguarda i salari medi (e le pensioni devo dire), per i servizi, e per la totale assenza dello Stato nelle aree rurali.

Qualcuno dovrebbe curarsi di tutto questo. Chi è quel qualcuno? Non il governo rumeno, palesemente corrotto, figlio di una classe politica ancora legata a logiche dittatoriali. L’Europa? Purtroppo adesso ha problemi ben maggiori che curarsi della Romania, dell’Ungheria, della Bulgaria.

Bello; mi piace queste mentalità. Prima ampliamo l’Europa a ventisette stati, poi ce ne sbattiamo altamente. Lavandoci la coscienza con il denaro, la montagna di denaro che destiniamo con i Fondi Strutturali a questi paesi senza il minimo controllo. Belli i cartelli in giro per la Romania con la spiegazione di chi finanzia questo o quel progetto, di chi costruisce questa o quella infrastruttura; ovviamente sono tutti cartelli con la bandiera Blu.

Ma quanti di quei soldi sono spesi effettivamente? Quanto di quel denaro sparisce nelle maglie della burocrazia e della corruzione? Nessuno lo sa.

Ed i Rumeni protestano. E continuano a fuggire all’estero, sognando salari dieci volte superiori, andando a pulire i culi ai vecchi in Italia, a costruire case in Spagna, a portare le pizze a Milano, a fare gli operai in Germania. Continuano ad accumulare soldi a più non posso, con contratti in nero (in Italia), per poi tornare a fare la bella vita nel loro paese natale. Ma se ci scappa la famiglia, col cazzo che tornano!

Ma sono scesi in piazza, un’altra volta come ai tempi di Ceaucescu. Molti dicono che sono pochi, e che la televisione li inquadra ogni giorno perchè non c’è nulla di cui parlare qui.

Ma qualcuno, piano piano, mi ha sussurrato: “Quasi quasi me ne vado a Bucarest a protestare! Ah, avessi i soldi per arrivarci!”

Ma la stragrande maggioranza dei rumeni non fa altro che ripetere che la situazione è sempre la stessa, e lo sarà con il prossimo Presidente.

Figuratevi che ho chiesto a due professoresse di quello che sta succedendo, e mi hanno risposto con un qualunquisto ed una banalità inarrivabili. Asta este!

Mi spiace un sacco per loro, ma devono conquistarseli i loro diritti. Cazzo, l’hanno fatto in passato, muovessero il culo anche ora!

Che non sia facile, non lo metto in dubbio. Da italiano poi, dovrei solo starmi zitto. Ma almeno noi scendiamo in piazza in massa. Questi oggi erano diecimila. Numeretti per quanto mi riguarda.

Qui hanno bisogno di una ventina d’anni ancora per normalizzare la situazione. Forse con le generazioni future, qui in Romania la smetteranno di fuggire all’estero!

Non faccio altro che incontrare persone che sono state a lavorare in Italia, in Spagna (le ultime due nella nostra gitarella a Timisoara: un anziano muratore che non voleva credere nella mia nazionalità, un ingegnere rumeno che lavora per una compagnia spagnola), fiere del loro passato da emigranti, capaci di parlarti in tre lingue diverse, prontissimi a sputare sentenze contro il loro paese.

C’è tanto da lavorare qui. E gli auguro di vincere le loro battaglie, le loro lotte, e di avere la capacità di riprendersi in mano il loro futuro. Io, ci provo a farglielo notare ogni volta che parlo con uno di loro: ci provo ad indirizzarli su certi argomenti, spiegandogli che scappando in un altro paese, non si risolvono certo i problemi di origine.

Ma poi, riflettendoci, non è forse quello che sto facendo io?

 

 

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R.